10/07/2009 02:54:05 |
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Tratto dal post del 18 aprile 2008 sul mio live space- commento e sonetto
L’altro giorno m’era venuta la voglia di scrivere qualcosa che trattasse la triste fine di Merlino; ebbene, seppure con un' ottica abbastanza diversa, sono riuscito a farlo oggi! Dell’idea originaria rimane ben poco, lo ammetto, ma come dico a volte,spesso le buone idee sono come una buona minestra, quando si raffreddano non vale la pena gustarle; pertanto non mi lamento d’averne potuto trarre comunque qualcosa!
Non mi dilungherò in un lungo commento, le chiavi di lettura possono essere molteplici: innanzitutto, è ancora il tema del vecchio che lascia il posto al nuovo, del ricodro dei tempi andati e della magia delle leggende. E’ forse possibile trovare riferimenti alla mia vita,tralaltro mi rendo conto ora, mentre scrivo, che un giorno avevo detto: “donna, tu sei come l’acqua”, ma in questo caso l’acqua che uso per descrivere Nimue si richiama unicamente al suo appellativo “Dama del Lago”.
Il problema posto può anche essere: Merlino, tu eri saggio, forte, potente, come hai potuto permettere questo? E come ho potuto io permettere che mi accadessero tante cose che invece avrei dovuto ostacolare in ogni modo? Eppure il veggente, nel pianto, sorride…che non sia stato tanto sciocco come invece saremmo portati a credere? Questa almeno è la mia interpretazione…tornato a sognare come un bambino, Merlino ci ha sperato fino alla fine, anche se in fondo nella sua saggezza aveva previsto ogni cosa. Non sempre facciamo il nostro bene, o forse il nostro bene è il male che lasciamo ci accada…Domanda senza risposta.
Triste vicenda, quella di Merlino, mi ha sempre lasciato con una smorfia nel cuore. Eppure non è morto del tutto: non avvertite mai, nella bruma che ristagna bassa sui campi prima del levar del sole, una sorta di incanto? Qualcosa che tocca l’inconscio, senza motivo particolare, solo perché è bello, e misterioso?
Non mi resta che sperare di trovare un giorno, sotto il pianto delle querce, un po’ di riposo; forse una foglia, cadendo, feconderà la mia pace.
“Amore rimproverare
non deve nessun uomo
ad un altro mai.
Spesso imbrigliano il saggio
laddove lo stolto non imbrigliano
le radiose apparenze d'amore.”
[Edda Poetica,Havamal, 93]
I riccioli d’acqua t’han preso, Merlino!
E gli occhi insidiosi, due gocce di pioggia,
Con l’avido riso t’han reso bambino:
Può tanto una veste d’esotica foggia?
Le querce d’Albione, chiomate di pianto,
Un manto frusciante rimboccano meste
Sull’ultimo letto, velato d’incanto:
Non eri signore, tra queste foreste?
Autunno d’un uomo! Bramando il tuo inverno
Hai dato alla Dama le deboli spoglie;
Ma pur sospirando nei sogni in eterno,
Sorridi, beato, da sotto le foglie…
Talvolta la bruma, sul far del mattino
Bisbiglia guardinga nei cuori: “Merlino!”
Fenrir